Le origini
Il locale è parte integrante dell'edificio che ospitava il convento dei frati francescani, attiguo alla chiesa di San Francesco (II metà del XII secolo). E' molto probabile che in quel tempo i suoi spazi venissero adoperati come cantine e cisterne. Sulla facciata del locale adiacente al viale (denominato nei catasti ottocenteschi vicolo "Le Stere) è possibile distinguere un portale d'ingresso, una bifora, tre finestre e altre piccole aperture tamponate. Tali elementi si riferiscono probabilemente ad una chiesa di stile romanico.
Inoltre, nella sala più grande del locale, sono state osservate tracce di un basamento in opera poligonale e si ritiene che vi fosse un insediamento templare. Sull'architettura di una delle finestre di tale sala è inciso un simbolo raffigurante la "triplice cinta sacra". (Da Quaderni del Museo Civico di Alatri, I, "Antichità alatrensi", a cura di Gianfranco Manchìa). Nel corso degli anni il locale è stato adibito ad altri usi (frantoio, stalle).
Il nostro intervento
Grazie all'opera di restauro e conservazione eseguita dalle mani sapienti ed artistiche di Gianni Galuppi coadiuvato dal fratello Bruno e da tutti i familiari, il locale ha ripreso forme e stili originari Le sontuose pareti in "pietra a vista", i soffitti e le travi il legno accuratamente restaurati e lucidati a cera, il rosso caldo del pavimento in cotto antico danno un sapore di altri tempi all'intero ambiente. Ma le "Mura Ciclopiche scoperte e riportate al loro splendore insieme ad un imponente arco a tutto sesto intermante in pietra primeggiano su tutto.
Il nome "Tre Grana" deriva da un'antica moneta, rinvenuta durante i lavori di restauro Moneta questa datata 1810 e coniata da Gioacchino Murat, marito di una delle sorelle di Napoleone, che gli assegnò il regno di Napoli dal 1808 al 1815 (data della sua morte) Murat fu il primo ad introdurre il sistema decimale nella monetazione del Sud d'Italia. Come altri componenti della famiglia del Bonaparte anche Gioacchino Murat cambia il suo cognome in Napoleone. Per questo motivo in tutte le sue monete appare come Gioacchino Napoleone. Croce narra che fino al 1860 e oltre "era dato incontrare vecchi napoletani che usavano portare nel taschino una moneta di quel re e la traevano fuori per contemplarla e baciarla sospirando.
La triplice cinta
Simbolo di cui la origine si perde nella notte dei tempi,
tanto che lo ritroviamo sia nelle Incisioni Rupestri di popoli
considerati "Primitivi", già presente peraltro, nella
descrizione "Platonica" della mitica "Atlantide", dove le tre
cinte erano però circolari; frequentemente la si trova in forma
quadrata, formata da tre quadrati concentrici, con 4 segmenti
che uniscono i punti mediani dei lati e, a volte, anche i
vertici (in questo caso i segmenti diventano 6). Nella Bibbia ci
viene indicato che il Tempio di Salamone aveva "tre ordini di
pietre".
Il significato assunto da questo simbolo è ancora ambiguo: molti studiosi lo considerano semplicemente un gioco,
un passatempo conosciuto come "FILETTO", presente ancora oggi
sul retro di molte scacchiere moderne e dall'analisi dei luoghi
in cui essa viene ritrovata ci si può formare un'idea sull'uso
che ne poteva essere fatto. Se il "campo di gioco" è in
orizzontale, questa tesi potrebbe quanto meno essere accettata,
ma quando lo schema della "Triplice Cinta" si ritrova su muri o
supporti in verticale, la faccenda assume un aspetto più
delicato, interessante, che non si può esaurire in spiegazioni
spicciole. Inoltre, non è attualmente possibile - almeno per
quanto io penso - definire "quando" le incisioni sono state
praticate: coeve all'edificio o posteriori? O magari anteriori e
inglobate nella struttura stessa? E se fossero incisioni
praticate da coloro che, passando attraverso le epoche, hanno
voluto lasciare la propria "impronta" o farci "ammattire"?
Esistono sistemi usati per datare approssimativamente questo
tipo di incisioni su pietra (la presenza di strati di materiali
chimici sovrapposti, ad esempio, accumulatisi nel tempo) ma una
certezza manca.
Resta comunque un'ipotesi affascinante da considerare: che al pari del gioco dei
"Tarocchi", con cui si trasmettevano conoscenze "esoteriche" tra
coloro che erano in grado di recepirle, in epoche in cui questo
era uno dei sistemi per eludere la mano secolare della Chiesa,
anche la Triplice Cinta possa costituire un messaggio "criptato",
destinato a chi dovere. E' indubbio che un tale simpolismo ci
riporti all'idea di un "CENTRO", sul quale le sfere umane devono
convergere e "ordinarsi". Come una sorta di ambito in cui l'Uomo
deve operare e non perdersi in direzioni vane, ma cercando
sempre di ritrovare sè stesso.